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Doveva essere l’inizio di un’abituale e attesa domenica. Quella giornata doveva scorrere come tutte le altre con la particolarità di essere più leggera rispetto all’arco della settimana passata. Invece qualcosa ha scombussolato tutto! Quella forte vibrazione improvvisa…Io Ero in preda al sonno, ma la scossa fu talmente forte che mi alzai di scatto. Ero spaesata,e quel movimento della terra, quel rumore dei mobili mi rendevano angosciata, realizzai che dovevo uscire di casa perché non ero al sicuro, presi solo il telefonino e una felpa al volo. senza sapere se e quando sarei potuta rientrare.
Il primo pensiero in quel momento fu solo la mia famiglia ero preoccupata più della loro vita che della mia. Avevo bisogno di vederli scendere insieme a me, o tutti giù o nessuno. Non avevo la forza di scappare da sola, seppure tentata, ma la paura era tanta. Siamo usciti che la terra aveva smesso di tremare e intorno la gente che urlava nelle scale o fuori strada dove c’era il caos totale, la gente era disperata, preoccupata per chi era ancora dentro o semplicemente per ciò che stava succedendo. Nessuno era preparato a una simile scossa e nessuno sapeva come reagire. Io mi resi conto di tremare senza riuscire a controllarmi: in quei interminabili istanti ho rischiato di perdere la mia vita o quella dei miei familiari.
Sono succeduti alcuni minuti di tregua , in cui si sperava fosse tutto finito, ma ecco che ne riparte un’altra, e poi un’altra ancora, sentivamo la terra muoversi sotto i piedi, Ci sentivamo impotenti nel fare qualcosa se non che aspettare.
Nessuno ne era consapevole, ma da quella domenica, la vita non sarebbe più stata la stessa: quei sismi stavano mettendo in ginocchio la città, cambiando la quotidianità di tutti.
Il giorno seguente Mirandola era irriconoscibile, camminando per strada si poteva leggere solo tristezza e disperazione negli occhi degli altri. Le scuole di ogni grado sono state dichiarate sospese cosi come pure alcuni lavori. Era sconsigliato rientrare e dormire nelle abitazioni. Si dormiva chi in macchina,chi in tenda o camper perché in casa non si sentiva al sicuro, chi, invece, sebbene sfollato, non voleva abbandonare l’appartamento. Nella prima settimana ad ogni minimo rumore o movimento sentivo il cuore in gola, dormivo con le scarpe infilate e la borsa sotto braccio, poi sentivo la terra sotto i piedi spingere, tremare. Avevo paura, paura di tutto. Di quello che sarebbe potuto accadere nell’arco di qualche minuto e di come sarebbe stato il domani” . La vita sembrava sospesa e nessuno sapeva quanto sarebbe durata quella situazione.
Abbiamo alloggiato per alcuni giorni in una struttura antisismica, ma non abbiamo resistito a lungo e a distanza di due giorni siamo tornati a dormire in casa.
Poiché eravamo in tanti, mi capitava di vedere diverse persone piangere o bambini
che svenivano ad ogni minima scossa dello sciame sismico che continuava
inesorabile.
Non avevo paura nel rientrare in casa, perché sapevo che il Signore mi
stava vicino. Nell’arco di quei giorni non poche case erano state dichiarate inagibili,
ma il mio palazzo non aveva una crepa! Ad alcuni dei miei vicini erano
caduti degli armadi, piatti e bicchieri. Io pure mi aspettavo del caos in casa.